“Ma è solo un gioco!”. Quante volte abbiamo usato questa espressione, pensando al gioco solamente come uno scherzo o qualcosa fatto per divertimento? Siamo però sicuri che sia “solo” un gioco?
Nonostante la difficoltà di trovare una sua definizione precisa, ad oggi siamo certi del fatto che il gioco sia essenziale per lo sviluppo di bambini e ragazzi perché contribuisce al benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo, ed offre, inoltre, un’opportunità ideale per i genitori di relazionarsi con i propri figli.
Nella vita del bambino le attività di gioco variano a seconda dell’età, del livello di sviluppo cognitivo ed emotivo, accompagnandolo fin dai primissimi momenti di vita.
Tutti i bambini hanno un’inclinazione naturale verso il gioco, ma è anche vero che l’adulto, soprattutto nelle prime fasi, svolge un ruolo fondamentale. È con lui, infatti, che si vivono le prime esperienze di gioco.
In particolare, nei primi 6 mesi il piacere del gioco passa soprattutto attraverso il contatto con il corpo dei genitori; mantenere il contatto visivo, parlare dando enfasi alle diverse intonazioni della voce, rispondere ai primi vocalizzi sono comportamenti che adottiamo naturalmente e rappresentano importanti strategie per stimolare i più piccoli.
Successivamente, lo sviluppo motorio del bambino fa sì che questo cominci ad esplorare l’ambiente circostante. È fondamentale favorire questa fase predisponendo gli ambienti “a prova di bambino”, giocando con lui ma lasciando anche uno spazio per far sì che l’esplorazione avvenga autonomamente.
Con l’arrivo e la crescita del bambino, sorge una domanda ben precisa: quali giocattoli compro?
Ed è proprio per guidarci in questa scelta che il Ministero della Salute ha elaborato un opuscolo intitolato “Un gioco per ogni età”, con i giocattoli consigliati nei vari momenti di vita del bambino. Lo potete trovare e consultare qui.
A prescindere dalla tipologia di giocattoli ci sono però delle strategie sempre valide che possono guidarci nel giocare insieme, e che possiamo facilmente riassumere in delle pillole:
NO A GIOCHI TROPPO DIFFICILI, O TROPPO SEMPLICI
L’esperienza di gioco deve lasciare una sensazione di piacere e divertimento. Ciò è possibile solo con giochi adeguati, quindi né troppo difficili o che non piacciono (perché potrebbero portare ad un senso di incapacità e frustrazione), né con giochi adatti a bambini più piccoli (perché risulteranno poco divertenti e motivanti).
NON SERVE AVERE TANTI GIOCHI
Il benessere del bambino non è legato alla disponibilità di una gran quantità di giocattoli. Al contrario, un numero limitato permette di stimolare maggiormente la propria creatività e capacità simbolica.
Anche i materiali più semplici, addirittura quelli che possiamo trovare in casa, possono diventare importanti spunti per l’attività ludica. Ed ecco che scatole e vestiti possono essere utilizzati in tanti modi diversi, dando spazio alla fantasia.
PARTI DAGLI INTERESSI DEL BAMBINO E GIOCA INSIEME
È fondamentale partire dagli interessi del bambino e diventare compagni di giochi e modelli da imitare con le nostre parole, gesti e azioni. Mostriamo come si possono utilizzare gli oggetti ma lasciamo anche la libertà di utilizzarli in modo alternativo.
Ci sono occasioni in cui il bambino proverà piacere nel giocare da solo, altre in cui il divertimento sarà collegato alla possibilità di condividere un gioco con gli altri. In particolare, tra i 3 e i 6 anni le forme di gioco simbolico diventeranno sempre più complesse e il bambino ci chiederà di interpretare un ruolo (“facciamo finta che io sono… e tu sei…”). Seguiamo il suo copione, senza imporre regole e ricordandoci che non esistono giochi e ruoli da maschi o da femmine.
DIVERTIRSI INSIEME
Condividere un gioco determina il benessere non solo dei più piccoli ma anche di noi adulti. Questo è possibile solo se, anche per noi, quell’attività è piacevole e divertente, se ci consente di tornare un po’ bambini e non viene vissuta come qualcosa che si deve fare.
Anche le normali attività quotidiane, come fare la spesa insieme o fare una passeggiata, possono diventare un importante momento di condivisione tra genitori e figli.
In tutto ciò, infine, è bene tenere a mente che a fare la differenza non è la quantità, ma la qualità dei momenti che passiamo insieme, in modo realmente autentico.
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