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La scuola di Fabio, vista da lontano - Colori e Parole

La scuola di Fabio, vista da lontano

Oggi è lunedì “Però niente scuola Fabio. È chiusa, per il coronavirus”.

 

Non capisco. Il lunedì si va a scuola. Si sta a casa il sabato e la domenica.
Sento parlare di questo virus da circa un anno e ancora non l’ho visto mai. Chissà perché si nasconde da noi umani, forse ha paura. Quando mi nascondo significa che ho paura.

 

La mamma dice “Si fa la DaD”. Che dobbiamo fare? Vedo che prende il tablet e immagino un nuovo gioco che vuole farmi vedere, con le macchinine che fanno le gare… Che bello, non c’è scuola e mamma mi fa giocare col tablet! Poi vedo la mia maestra sullo schermo. Una videochiamata. Come quelle che faccio con il nonno che ora non posso andare a trovare, sempre a causa del coronavirus (deve avere i superpoteri più di Spiderman questo virus).

 

La saluto ma poi sento la voce di Mario, Lucia, Anna, Giacomo… c’è tutta la mia classe. Mi agito. Non capisco cosa sia. C’è tanto rumore… mi tappo le orecchie. La mia maestra dice a tutti di chiudere il microfono. E io torno ad aprire gli occhi. Sono tutti lì e inizia la lezione.

 

Mamma è agitata. Mi invita a stare attento, mi sollecita quando non rispondo alle domande della maestra. Mi aiuta con gli esercizi. Mamma mi aiuta sempre con gli esercizi di scuola, ma non capisco perché lo stia facendo ora, c’è la maestra, non può dirmi lei cosa fare? A volte si arrabbia, perché non seguo la lezione.

 

Ogni volta che ci colleghiamo la mia maestra ci dice di stare tranquilli, che le manchiamo, che presto torneremo a scuola. Presto? Che giorno della settimana è? O forse è un mese? L’ho dimenticato? Non lo so, ma vorrei fosse domani. Non mi piace stare chiuso in casa. Non mi piace essere da solo, anche se non amo stare in mezzo alla folla. Non mi piace non andare a scuola, anche se quando sono a scuola non riesco a stare sempre seduto.

 

Oggi so che è sabato perché papà è a casa. Per fortuna, mamma è più felice quando c’è anche lui a giocare e fare i compiti con me. Ha detto che mi porta al parco. Sono contento, ma quando arrivo non c’è nessuno. Qualcosa mi disturba, non so cosa, allora inizio a piangere. Papà si preoccupa, si avvicina. Dice qualcosa ma non capisco perché ha quella brutta maschera. I suoi occhi parlano, ma io non capisco. Mi abbraccia. E io sono più tranquillo.

 

Oggi è lunedì, mamma ha scritto tutti i giorni della settimana su un foglio colorato e così so che giorno è. E so anche che ora che accenderò il pc ci sarà la maestra di matematica, perché sotto alla parola lunedì c’è la sua foto. Papà ha riportato a casa una clessidra, che mi piace tantissimo, e prima di uscire per lavoro, mi ha spiegato che quando scenderà tutta la sabbia al suo interno, potrò alzarmi e fare una pausa dalla scuola, mentre quando suonerà la sveglia sul telefono della mamma, potrò fare merenda.

 

Tutti i bambini tengono i microfoni spenti, e a volte scriviamo sulla chat. Mi piace scrivere sulla chat. Non ho paura.

 

Oggi è venerdì e la mamma mi ha indicato il giorno esatto in cui ritorneremo a scuola. Abbiamo contato e mancano 4 giorni. Domani saranno 3 e dopodomani solo 2. Sono contento. Mi mancano i compagni e la maestra. Ho voglia di abbracciarli e di sentire il loro profumo. Spero che la maestra abbia quello buono, che sa di gelato alla fragola, e non quello che mi fa venire i brividi lungo la schiena. E spero che ci sarà il sole e che potremo uscire a giocare in cortile così potrò rincorrere i miei amici.